pubblicato per Quadriennale di Roma
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Studio visit di Nicolas Martino
29 luglio 2024
Lorenzo Modica ha studiato Pittura all’Accademia di Belle Arti di Roma e a Londra; oggi insegna Pittura alla John Cabot University e ha il suo studio all’interno di Porto Simpatica, uno degli artist-run-space della capitale. Nella sua biografia sono particolarmente significative le esperienze che ha fatto organizzando una serie di laboratori artistici in strutture per la cura della salute mentale. In particolare ha lavorato con soggetti affetti da “disturbi” del linguaggio, esperienza che evidentemente ha inciso nella sua poetica.
Modica è essenzialmente un pittore, ma diverso da molti di quelli della sua generazione che praticano lo stesso linguaggio. Se in queste pagine ci è capitato di notare l’emergere di una pittura che potremmo definire realistica ed esistenziale allo stesso tempo, Modica non può essere ascritto a questo ambito, in quanto declina la pittura all’interno di una sua poetica particolare e in modi del tutto singolari. È un artista “difficile”, come hanno già notato altri critici che si sono occupati di lui (per esempio Sarah Linford, ma anche Davide Ferri), perché la sua è una pittura meno immediata e legata piuttosto a una sorta di ‘sperimentazione’ dentro la sfera esplosa del linguaggio
Un viaggio nella pittura, potremmo definirlo così, quello di Modica, dopo le avanguardie, le neo-avanguardie e le post-avanguardie, ovvero una verifica delle possibilità espressive di un linguaggio carico di storia dentro un mondo rivoluzionato dalla digitalizzazione. Che cosa ne è della pittura e delle sue possibilità linguistiche dopo la pittura? Osservare le tele che si trovano a studio, oli, acrilici, tecniche miste che comprendono anche l’uso dello spray o l’inserimento di altri materiali, rimanda inevitabilmente al “balbettio” linguistico di alcune avanguardie che riflettevano sulla possibilità di costruire una nuova lingua. Carmelo Bene e Gilles Deleuze insistevano, giustamente, sul “balbettio”, come risultato del tentativo di essere stranieri dentro la propria lingua. Lavorare la lingua fino a portarla al punto in cui la lingua stessa inizia a uscire fuori dai suoi confini, ovvero lavorare la pittura, e la sua tradizione, fino a farla ‘balbettare’.
Mi sembra questo il senso complessivo di un lavoro raffinato e “difficile”, senz’altro ostico rispetto alle richieste di un mercato che probabilmente privilegia approcci più ‘orecchiabili’ e facilmente incasellabili. La pittura è questione essenzialmente linguistica e quindi non può prescindere, soprattutto oggi, da una riflessione su sé stessa. Lavorare dentro le ‘rovine’ della pittura moderna e contemporanea, con i frammenti di ciò che è stato che, si badi bene, è cosa molto diversa rispetto a operazioni citazioniste o revivalistiche, è una scelta che colloca la pittura di Modica in una posizione originale nel panorama contemporaneo, e contemporaneamente ribadisce con forza la concettualità tutt’altro che mainstream della pratica pittorica. Un lavoro quotidiano, quello che possiamo vedere a studio, che rimanda alla nostra condizione culturale e alla sua inaggirabile difficoltà, e che, allo stesso tempo, evoca l’inizio di un mondo nuovo, quello nel quale parleremo una lingua diversa da quello che abbiamo conosciuto in passato e che oggi, a pezzi, sentiamo arrivare. L’operazione di Modica, cioè, non è solo rivolta a ciò che è stato ed è rimasto, ma è anche tesa a cogliere germinalmente ciò che sarà e che inizia poco a poco a prendere forma.
A studio troviamo molte opere già esposte ma anche molte ancora in preparazione, soprattutto prove e bozzetti, appunti, quaderni, disegni, nonché molti piccoli libri d’artista. La sensazione è anche che l’attitudine di Modica sia quella di un artista che rivendica i tempi lunghi della riflessione e dell’esecuzione, una caratteristica che diventa una forma di resistenza rispetto alla velocità del sistema. Se dobbiamo rintracciare una “debolezza”, questa potrebbe essere individuata nella mancanza di una mostra, e quindi di un catalogo, che permetta di inquadrare complessivamente questo lavoro e di dargli la giusta collocazione culturale. D’altra parte Modica è ancora giovane, non ha ancora quarant’anni, e non c’è motivo di dubitare che questo appuntamento arriverà.